3 settembre 2012

After The Rain Comes Sun…

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E’ stato un periodo alquanto intenso, quello che è appena terminato. In questo ultimo anno appena trascorso, ho dedicato davvero poco tempo alle mie ricette, presa com’ero dalla vita, quella vera, quella oltre il pc; una vita da ricostruire, da rimettere a posto, un equilibrio da ritrovare. Adesso che tutto sembra essere tornato al suo posto, adesso che sento di star bene, di essere serena, di avere dei punti fermi ed una direzione ben precisa, beh… Adesso ci si rimette a cucinare? Beh, forse sì, forse no. La verità è che, pensandoci, sto bene così… Le cose da fare adesso non mi mancano e spesso la cucina passa in secondo (terzo, quarto…) piano. Sì, certo, dovrò pur mangiare (a maggior ragione adesso che vivo da sola), e spentolare mi dà sempre grosse soddisfazioni, ma l’idea dei set fotografici, degli scatti perfetti, della postproduzione etc un po’ mi inquieta, mi mette ansia. Però è anche vero che sono una maniaca della precisione, o quantomeno ho la pretesa di esserlo, e quella cartella sull’hard disk, “ricette non pubblicate”, piena di foto e di documenti Word mi sta decisamente dando ai nervi… Senza contare che, ogni volta che cerco una mia ricetta, non ricordo mai se la trovo sul blog o se invece non è mai stata pubblicata e quindi mi serve il mio pc per rileggermela 😀
Senza grosse pretese quindi, senza badare alla stagione, senza una frequenza asfissiante, vorrei riuscire a pubblicare on line tutto quello che ho già cucinato, testato, fotografato ma che ancora vegeta sconsolato nei meandri del mio pc… E poi chissà, magari qualcosa di nuovo (nuovo per me, visto che per voi saranno tutte “nuove”, in quanto mai pubblicate) salterà fuori lo stesso…
Insomma, è il caso di dire che ci rileggeremo abbastanza presto 😉

Immagine

17 gennaio 2011

Venezia eat-and-go: Squisitezze tra Calli e Campielli

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Venezia, un romantico labirinto di calli e sottoportici, un crocevia di ponti che si intersecano aprendosi ogni volta in campi e campielli, un intrecciarsi di fondamenta che costeggiano rii che vanno a perdersi nel Canal Grande, donando alla vista scorci da far restare senza fiato…
Questa è Venezia, in due parole. Trascorrervi 4 giorni visitando anche le isole, beh, non è certo sufficiente per poter cogliere ogni dettaglio, ogni “ruga”, per dirla con parole loro, di questa splendida città costruita sull’acqua… Ed è per questo che lascio perdere la storia (che potete trovare sui libri, non spetta a me raccontarvela né sarei in grado di farlo!) e mi sbrigo a parlare di cucina… Eh sì, la cucina.
Aspettate: almeno un’immagine paesaggistica lasciatemela caricare! Ecco qui, da sinistra verso destra, dall’alto verso il basso: Venezia, Murano, Burano e Torcello.

Dicevamo, insomma, sì, il cibo. Mi aiuterò con le foto, per parlarvene, credo sia la soluzione migliore (esattamente come per i casi di Calabria e Sicilia)… Se non altro sarà più immediato e più interessante, per voi che mi leggete, accompagnare le mie parole con le immagini 😉 Prima, però, devo ringraziare Luca Del Grande: molte delle foto qui sopra e molte di quelle che seguono sono opera sua!

Dunque: a Venezia (in generale, nel Veneto) si beve tanto. L’ombre de vin che deve accompagnare ogni cicheto non manca mai; molti bacari sono praticamente enoteche dalle cantine ultrafornite. Poi vabbè, non sto a parlarvi di quanto siano buone certe grappe e certi fragolini fatti in casa (non quelli coloratissimi che vedete in foto eh, questi devono essere, così ad occhio e croce, delle chiappe per turisti belle e buone!)… Provare per credere 😉

Poi, a Venezia si mangia anche. Vabbè, si mangia ovunque, certo… Ma qui si mangia pure bene, basta essere un pochino accorti. Parlavo, qui sopra, di cicheti e di bacari: in sostanza, trattasi di simil-aperitivi che si fanno in queste sorte di osterie-enoteche. Il trucco per incappare in un bacaro serio? Seguire i veneziani all’ora dell’aperitivo (non solo all’ora di cena eh, anche a mezzogiorno!)… A differenza degli aperitivi “pago-da-bere-ma-magno-a-sbafo” a cui siamo abituati perlomeno qui al centro Italia, a Venezia ogni pezzo si paga (da 1,00 euro fino a 2,00 euro più o meno): ma state tranquilli, potrete tranquillamente pasteggiarci, coi cicheti, se vi intrufolate nel bacaro giusto… Non troverete noccioline e patatine, nei bacari di Venezia, ma una miriade di deliziosi fingerfood: crostini con baccalà mantecato, gorgonzola e porri, radicchio e gamberi, zucca e montasio, mascarpone e noci, pecorino e fichi, salmone e rucola, uovo sodo ed acciuga, melanzana e coppa… E chi più ne ha più ne metta. Per non parlare poi dei piccoli tramezzini strapieni di ogni ben di Dio (sono più alti che larghi), che da qualche parte chiamano francobolli, o delle rosette rimpinzate di ottimi salumi, o ancora delle polpettine (di carne, ma anche e soprattutto di pesce, come tonno e baccalà, di melanzane e di zucchine) e dei fondi di carciofo, che a Venezia godono di una fama di tutto rispetto.

E i dolci? Beh, posso riassumere l’argomento dicendo che Venezia è il posto giusto per me che amo i dolci “biscottosi”, quelli di frolla insomma, più che quelli “pandispagnosi” strapieni di panna e cioccolato. In sostanza, i dolci tipici veneziani li trovate nelle pasticcerie, sì, ma anche e soprattutto nei panifici: benché, a mio personalissimo parere, a Venezia e dintorni la “cultura del pane” sia quasi inesistente (dimenticatevi l’ottimo pane casereccio a cui siamo abituati qui in Toscana), per assaporare qualche biscotto tipico veneziano è d’obbligo entrare presso un fornaio. Nella foto qui sotto, ecco a voi gli inflazionatissimi Pan del Doge e Pan del Pescatore al pistacchio (fin troppo verde, questo!), due dolci troppo in stile “siciliano” per i mie gusti (trattasi di impasto a base di simil-pasta di mandorle). A fianco, si inizia a ragionare: Ciambelle e Fornarine al cioccolato, Crostatine di mandorle e Moretti (biscottoni cioccolatosissimi) più in basso, quindi Zaeti (o Zaleti, o Zaletti, o ancora Zaetti) con l’uvetta, panini Ambrogini (se vi dico che il loro pane è più o meno questo, non fatemi credere che non state storcendo la bocca almeno un pochino…!) ed infine dei semplicissimi Bussolai ed Essi (a forma di ciambella i primi, a forma, appunto, di “S” i secondi) tipici di Burano.

Sempre in tema di cibo, non potevamo non fare un salto al mercato. Molto meno folkloristico rispetto a quello di Catania, più “carnale”, e a quello di Barcellona (La Boqueria), più “coreografico”, il mercato di Rialto (la zona più ad Est del Sestriere San Marco) ha comunque il suo fascino, se non altro per la presenza assidua dei passerotti sulle casse di frutta e dei gabbiani appostati sulle tendine dei banchi del pesce. Il mercato di Rialto esiste dai tempi dei tempi; oggi ben poco è rimasto (pensate che prima era diviso in settori: ortofrutta, pesce, carne, formaggio e agrumi, ognuno col suo nome), ma qualcosa sopravvive: il cartello “Erberia”, ad esempio, sta a segnalare il settore della frutta e della verdura (e immancabili, in foto, le castrature, varietà di carciofi tipica del luogo), mentre per quel che riguarda il mercato del pesce, degno di nota è il cartello con impressi prezzi e misure consentite per la vendita del pesce.

 

E adesso passiamo dal generale al particolare: qui di seguito vi elenco i posti in cui sono stata a mangiare; non starò a fare lunghe recensioni noiose, tranquilli… Lascerò solo qualche appunto.

Bacari/Enoteche/Cantine:
Gli Schiavi
-> l’enoteca è fornitissima ed i cicchetti vari e gustosi. E’ pieno di veneziani, il che non guasta. Circa 10 pezzi + 2 bicchieri di buon rosso a testa: 18,00 euro in tutto. Ponte San Trovaso 992, Sestriere Dorsoduro.
Cantina I Do Mori
-> molto veneziano, ottimi cicchetti misti e buon vino. Circa 30 pezzi + 2 bicchieri di bianco a testa: 48 euro in tutto. Calle dei Do Mori 429, Sestriere San Polo (zona mercato di Rialto).
Bacaro Jazz
-> vi consiglio una fermata qui, per uno spritz abbondante ed economico. Alzate gli occhi al soffitto: è tutto coperto da reggiseni di ogni tipo e misura! Per due spritz e due sarde in saor, 5,00 euro in tutto. E della buona musica, che non guasta. Campo S. Bartolomeo 5546, Sestriere San Marco.
Cantina Vecia Carbonera
-> sembrerebbe essere uno dei posti preferiti dai veneziani. I cicchetti sono ottimi e fantasiosi. Per 6 pezzi + 2 bicchieri di bianco, 11,00 euro in totale. Campo della Maddalena 2329, Sestriere Cannaregio.

Ristoranti/Trattorie/Osterie:
Trattoria Marciana
-> decisamente turistico, ci siamo salvati in corner ordinando i piatti del giorno: seppie in nero con polenta, sarde in saor (con cipolla bianca, pinoli e uvetta), e spaghetti alla busara (con i gamberoni). Niente di eccezionale. Con due portate a testa, vino, acqua e caffè abbiamo speso 76,00 euro. Calle Longa 751, Sestriere Santa Croce.
Osteria Al Ponte
-> ci sono in tutto circa 10 coperti, quindi vi consiglio di prenotare. Il titolare, piuttosto sbronzetto, ci ha portato tutto quel che aveva da farci assaggiare: un tagliere di ottimi salumi, salmone e acciughe marinati, fegato alla piastra e tagliatelle con le arselle. In più tanto vino, senza contare le svariate volte che ci ha riempito i bicchierini, dopo il pasto, di grappa e fragolino, rigorosamente home-made. Cena ottima, per un totale di 45,00 euro… Fossero tutti così! (Ah, per la cronaca… A fine serata eravamo anche noi sbronzetti quanto il titolare!). Calle Larga Giacinto Gallina 6378, Sestriere Cannaregio.
Ristorante La Riva Rosa
(Burano) -> se ne approfittano, non ci piove: col senno di poi, meglio portarsi dietro un panino, se andate a visitare le isole. Tanti salamelecchi e poca sostanza: visti i prezzi, ordinando gli gnocchetti con la granceola mi sarei aspettata almeno mezza “bestia” con tanto di guscio da ripulire, invece niente, solo poca polpa sparsa qua e là. Carta dei vini decisamente eccessiva, il bianco più economico 22,00 euro. Per 4 capesante, due primi, vino e acqua: 91,00 euro. Sconsigliato. Fondamenta San Mauro 296, Burano.
Osteria Al Bomba
-> Il pasto non è stato tra i più degni di nota, ma il posto è molto carino ed osservare il titolare, che serve ai tavoli e cucina rigorosamente da solo, è uno spasso. Buono il fegato alla veneziana (a chi piace – non a me – : trattasi di fegato rifatto con le cipolle), discreti i tagliolini con scampi e porcini. Per due piatti di cicchetti misti, il mio primo ed il secondo piatto di Luca, più vino, acqua e caffè (con tanto di “essi” in omaggio: altro che il cioccolatino!), 58,00 euro.  Calle dell’Oca 4297, Sestriere Cannaregio.
Osteria L’Antica Mola
-> senza infamia e senza lode. Le sarde in saor sono le migliori che abbiamo mangiato, ma l’antipasto misto di pesce comprendeva una cicala che non aveva un bell’aspetto e decisamente troppi gamberetti che avevano tutta l’aria di essere stati precotti chissà da quanto. Anche la zuppetta di cozze e vongole (peoci e caparozzoli), oltre a non essere espressa, era anche un pelino troppo brodosa… E poi, senza il pane giusto, la zuppetta non è cosa. Ma il fegato alla veneziana di Luca dice fosse buono davvero. Per due antipasti, la zuppetta ed il fegato, più acqua, vino e caffè, abbiamo speso circa 60,00 euro. Fondamenta Ormesini 2800, Sestriere Cannaregio.

Due dritte veloci veloci in più sul cibo: rifuggite come la peste quei locali che elencano tra i primi piatti cose come “spaghetti alla bolognese”, “lasagne”, “spaghetti alla napoletana” (al pomodoro) e “cannelloni”… Molto probabilmente, anche i piatti più locali lasceranno a desiderare! Lasciate che ci vadano gli americani 😉
Ah, giusto perché riusciate ad interpretare al meglio la foto che segue, vi dico altre due cosine: la pasta e fagioli è un piatto che in Veneto gode di una misteriosa venerazione… E non stupitevi se vi servono la polenta (a volte morbida, altre volte grigliata) con il pesce: là si usa così, e col pesce la polenta che accompagna è di solito preparata con la farina bianca. Per il resto… Leggetevi le “poesiole” e fate tesoro di certi saggi consigli 😉

Ah: le maschere! Simbolo di Venezia forse più della gondola (sarà che siamo vicini al Carnevale?), troverete maschere e mascherine di ogni sorta e misura: da indossare, da appendere al muro, da appiccicare allo stereo, da usare come portacenere o portacandele… In fin dei conti, pur andando a scavare nelle tradizioni e negli usi più locali, siamo (siamo stati) turisti anche noi, perciò non vogliatemene se concludo questo mio reportage con qualche foto un po’ carnevalesca… Se non altro, va detto che visivamente son davvero belle, così colorate e sbrilluccicose 😉

Un’ultimissima dritta che credo serva parecchio a chi vuole visitare Venezia riguarda i trasporti. Consiglio vivamente di fare l’abbonamento ai servizi pubblici ACTV valido per 3 giorni (72 ore dal momento della convalida): l’ACTV comprende sia i bus (in sostanza il bus Mestre-Venezia, se come me dormite a Mestre) che i vaporetti, e l’abbonamento in questione costa 33,00 euro (22,00 euro per chi ha meno di 29 anni, facendo la Carta Giovani – Rolling Venice Card). Non state a fare i conti: il risparmio è garantito! Pensate solo che una corsa in bus singola (non A/R) vi costa 1,10 euro e una singola in vaporetto 6,50 euro… Moltiplicate per quante volte vi muoverete coi mezzi e… Visto, che vi avevo detto? Risparmierete!!
Il bus che vi serve è il n. 2, ed in meno di dieci minuti vi permettere di raggiungere Piazzale Roma, l’unico punto transitabile della Venezia isola. Sempre da qui, poi, corsia A6, riprendete lo stesso bus per tornare a Mestre. Gli orari sono ottimi: ne parte uno ogni dieci minuti. Da mezzanotte fino alle 7,00 vi servirà invece il bus della linea N; il tragitto è lo stesso ma le corse saranno meno frequenti (in ogni caso sono garantite!).
I vaporetti, poi, sono un’ottima alternativa alle passeggiate a piedi (che comunque, vi consiglio ogni tanto di fare): procuratevi una mappa dei vaporetti (waterbus) come questa qui sotto (vedete che ganzo? Venezia ha la forma di un pesce! 😀 ), studiatevela e vedrete che capirete in un attimo come funziona: in sostanza, è come una metropolitana all’aria aperta, con tanto di banchina d’attesa e display luminosi che vi informano sulle corse in arrivo ed in partenza… Anche qui le corse sono frequentissime ed assicurano i collegamenti con ogni punto di Venezia, isole comprese (quindi per raggiungere Murano e Burano, se avete l’abbonamento trasporti, non dovrete pagare ulteriormente).


(foto presa da qui)

Non vi consiglio invece i treni: sempre in ritardo, corse meno frequenti, vagoni molto sporchi (dove non lo sono?) e non viaggiano dopo le 23,00.
Giusto per darvi un’idea generale, vi lascio qui una cartina di Venezia non dettagliata (quella dettagliata vi merita acquistarla, e seria anche, se volete almeno sperare di capirci qualcosa tra le varie calli senza perdervi 32836 volte al giorno!), ma comunque divisa nei vari “sestrieri”, i quartieri insomma, più il riferimento di Mestre e di Piazzale Roma.

(foto presa da qui)

E ora, ditemi, dopo aver letto il mio papiro ed aver visto le nostre foto… Non vi viene voglia di partire? Io ripartirei anche subito…  :mrgreen:

10 settembre 2010

Calabria eat-and-go

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Rieccoci qua, con la seconda e ultima parte del mio reportage fotografico cibario/culinario della mia estate meridionale… Stavolta siamo in Calabria, dove ho passato la maggior parte dei giorni 🙂 E anche stavolta, bando alle ciance e spazio alle immagini… Pronti? Via!

A come… Abbondanza (Parmigiana di melanzane, Pipi e patate, Salsiccia alla brace)

Una cena in famiglia a Nocera Terinese (Catanzaro): in alto, pipi (peperoni) e patate; a sinistra, parmigiana di melanzane; a destra, salsiccia alla brace


C come… Cipolle di Tropea

Cipolle rosse a Tropea (Vibo Valentia)


F come… Finocchietto selvatico

Finocchietto selvatico calabrese prodotto a Cicala (Catanzaro)


G come…
Gazzosa al caffè

La gazzosa al caffè (la marca Brasilena è la più nota), bevanda tipica calabrese, ideale a merenda, per accompagnare una bella rosetta con la mortadella!


O come…
Origano

Origano calabrese, profumatissimo, prodotto a Lamezia Terme (Catanzaro)


P come…
Pannocchie, Pepe rosso dolce, Peperoncini essiccati, Pomodori secchi

Pannocchie grigliate a Caulonia (Reggio Calabria), durante la XII edizione del Tarantella Festival

Pepe rosso dolce prodotto a Lamezia Terme (Catanzaro). Il pepe rosso è una varietà particolare di peperoncino (i frutti sono rotondeggianti) utilizzato anche per aromatizzare i salumi

Peperoncini essiccati a Tropea (Vibo Valentia)

Pomodori secchi (favolosi) di produzione del padre di Maria Giovanna (Lamezia Terme, Catanzaro)


R come…
Ricotta stagionata (o salata, o secca)

Ricottina di pecora stagionata del caseificio Corapi (Lamezia Terme, Catanzaro), da utilizzare grattugiata sulla pasta (ma secondo me ottima anche da mangiare a tocchetti!)


S come…
Sardella, Scavigna, Soppressata

Sardella (o Neonata, o Rosamarina, o Caviale calabrese): il novellame più minuscolo del pesce azzurro, anche detto "pesce ghiaccio" (i bianchetti) unito a sale, olio e peperoncino piccante, tipico del crotonese

Scavigna rosso, dell'azienda agricola Odoardi, vino prodotto nei comuni di Nocera Terinese e Falerna (Catanzaro); il nome, in greco, designa la zona dove si scava il terreno per coltivare la vite

Soppressata calabrese (tutt'altro insaccato rispetto alla "soprassata" toscana): carne scelta di maiale, grasso e aromi, tra cui il pepe rosso


T come… Tartufo (quello dolce)

Tartufo di Pizzo, dessert tipico di Pizzo Calabro, Vibo Valentia (che nulla ha a che vedere con quello confezionato di una nota marca): gelato alla nocciola modellato a mano con cuore di cioccolato amaro fuso e spolverizzato con cacao in polvere


U come… Uva Fragola (marmellata)

Varietà di uva il cui sapore ricorda quello delle fragole di bosco; la razza non è tipicamente calabrese (nè tantomeno italiana), ma quella con cui il papà di Maria Giovanna ha preparato questa marmellata cresce spontaneamente sul terrazzo di casa Adamo a Nocera Terinese (Catanzaro)

Ci tengo a precisare che questi post (il presente più il precedente siciliano) non vogliono assolutamente essere elenchi completi ed esaurienti di prodotti e/o piatti tipici delle regioni che ho visitato; si tratta solo del mio personale, indubbiamente parziale, e probabilmente anche distorto, punto di vista… Chiunque scovasse imprecisioni, errori e castronerie nei miei, per così dire, appunti cibari di viaggio, è pregato di dirlo… Accetto di buon grado critiche, consigli, appunti e suggerimenti 🙂

6 settembre 2010

Sicilia eat-and-go

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Eccoci qua, come promesso, col reportage fotografico natural-mangereccio del mio viaggio al Sud. Avevo detto che avrei lasciato poco spazio alle parole e tanto, tanto spazio alle immagini e… Così sarà. E allora, partiamo 😀

A come… Acciughe, Aloe, Arancini

Acciughe al mercato di Catania

Alòe Vera nei giardini botanici delle Gole dell'Alcàntara (Catania)

Arancini al ragù per pranzo, Linguaglossa (Catania)


C come… Cannoli, Capperi, Cucunci

Cannoli siciliani a Taormina (Messina)

Capperi sotto sale al mercato di Catania

Cucunci (i frutti del cappero) al mercato di Catania


F come… Fichi d’India


G come… Granita di Gelsi

Come fanno le granite in Sicilia non le fa nessuno... Questa poi è divina! (nb: il gelso è una pianta che produce frutti simili alle more)


M come… Mafiosi al pistacchio

Roberto impasta i "mafiosi al pistacchio" nel suo laboratorio, a Taormina (Messina) (info più in basso)


O come… Olive

Le olive di Stramondo, mercato di Catania

Olive bianche di Paternò (Catania), mercato di Catania


P come…
Pasta di mandorle, Peperoncini freschi, Pomodori di Pachino

Panetti di pasta di mandorle, mercato di Catania

Peperoncini freschi, Acireale (Catania)

Pomodori Ciliegini di Pachino (Siracusa), mercato di Catania


S come…
Sbeggi (e Sicilia, of course)

Sbeggi, frutti della famiglia delle pesche (in realtà sono originari della Calabria, dove vengono chiamati "merendelle"), Acireale (Catania)


U come…
Uva passa (o Uvetta, o Uva sultanina)

Uva passa, mercato di Catania


Z come…
Zucchine (siciliane)

Zucchine siciliane, mercato di Catania

Per i curiosi, spendo due parole sui cannoli più buoni che io abbia mai mangiato (quelli in foto), preparati sul momento: si tratta di un laboratorio artigianalissimo nel centro di Taormina. Il titolare nonché pasticcere, Roberto (di origini toscanissime – e di questo ne vado fiera – ), è quello che vedete nella foto del tizio con le mani in pasta… A questo link troverete maggiori info 😉
Per il resto, lascio spazio soltanto alla vostra immaginazione… Pregustando già i sapori calabresi, vi lascio in compagnia di quelli siciliani… Mammamia come mi piace il Sud 😀
Ah: ringrazio Luca del Grande per le seguenti foto: Acciughe, Arancini, Cannoli, Cucunci, Granita di Gelsi, Mafiosi al pistacchio, Olive di Stramondo e Pomodori di Pachino. Le altre son mie invece 🙂
Infine rigrazio Uva, amica di forum (SCTS), che non volendo mi ha seguita tramite messaggi privati durante la stesura di questo mio articolo fotografico, riuscendo pazientemente a dirimere i miei dubbi per quel che concerne la pianta del cappero (cucunci, fiori, frutti, boccioli… 😀 ).

19 ottobre 2009

Alla larga da Ricetta.it!

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Cari amici, so che mi seguite in pochissimi… Ma spero che da questo post traggano consiglio in molti. C’è un sito di ricette, www.ricetta.it/blog, che di culinario ha ben poco. L’altro giorno Mimmi (che ringrazio infinitamente per questo!) mi ha segnalato un abuso da parte di questo sito nei miei confronti: si erano indebitamente appropriati della mia foto del pollo al curry!! La ricetta era simile ma non proprio uguale, e tutto sommato trovo che certi piatti siano così uguali a se stessi che sia difficile dire con certezza se ingredienti e preparazione di una ricetta siano stati copiati o meno; ma sulla foto non ci piove, quella è mia, dietro c’è la mia cucina e quelli sono i miei piatti bianchi, con tanto di farfallina in rilievo, presi coi punti della B*arilla anni e anni or sono! Ma te guarda se un sito di cucina deve far finta di cucinare!!! Ma dove sta la passione?? Mi pare comunque, ad occhio e croce, che per fortuna siano ben pochi quelli che seguono questo sito… a meno che non ci siano così pochi (per non dire nessuno!) commenti solo perchè chi gestisce il sito ha il brutto vizio di cancellare i commenti postati… Almeno a me è successo così O_O

stop_plagioCopio-incollo il post di Mimmi dal suo blog, inerente appunto il problema in generale di appropriazione indebita da parte di http://www.ricetta.it/ (eh sì, perchè pare che ce l’abbiano di vizio: non c’è una foto che sia stata scattata da loro!!):

“C’é un sito che, nonostante sia giá stato segnalato in passato per plagio, continua indisturbato a copiare foto e/o ricette, cambiando il nome dell’autore.
Sono talmente poco aquile, che talvolta inseriscono le foto con tanto di nome del blog da cui sono state clonate.
Il sito in questione si chiama http://www.ricetta.it/.
Proporrei, come se fosse un evento, di divulgare a macchia d’olio il nome di questo sito. É sicuramente pubblicitá, ma non credo che alla lunga siano poi cosí contenti di essere sulla bocca di tutti”.
(da http://ildiariodimimmi.blogspot.com/2009/10/segnalazione-importante.html).

(immagine da http://gancjo.blogspot.com/2008_12_01_archive.html)


15 giugno 2009

Conoscete le farfalle?

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Conoscete le farfalle? Io assolutamente no. Poco fa però in giardino ne ho notato un esemplare davvero favoloso, e a quanto ho capito non più usuale per le mie zone (Prato – Firenze, in città): il Papilio Machaon. Ecco qua il mio esemplare:

papilio machaon

Mi sembra giusto, a questo punto, fornire qualche info in più, da Wikipedia e da Altervista:
“il Papilio Machaon è un Lepidottero (l’ordine di insetti a cui appartengono farfalle e falene) della superfamiglia delle Papilionoideae, una famiglia prevalentemente tropicale di cui solo 9 specie sono presenti in Italia (una delle quali, appunto, è quella del Papilio Machaon). La specie risulta filogeneticamente affine al Papilio Hospiton, da cui si discosta per la presenza di “code” più lunghe sulle ali posteriori e per le macchie rosse più grandi sulle pagine superiori delle ali posteriori.
Il Papilio Machaon è sicuramente una delle più belle farfalle dell’intera etonofauna europea, per il suo volo agile, elegante e veloce, per i bellissimi colori vistosi e per la sua eccezionale apertura alare. Se fino a non molti anni fa questa era una specie presente e diffusa soprattutto nelle campagne o in collina, dall’inizio della primavera (periodo in cui le crisalidi sfarfallano) fino ad autunno inoltrato, oggi il Papilio Machaon è sempre più raro, a causa della rarefazione del suo habitat e dei biotopi (che non sono dei topolini biologici, ma aree limitate abitate da organismi di una stessa specie o di specie diverse) in grado di ospitarlo, oltre che per l’uso indiscriminato di pesticidi anche nei giardini privati. Un’altra occasione, questa, per meditare su come l’uomo sta riuscendo a distruggere tante e tali bellezze della natura, che scompaiono quasi nell’indifferenza o nella poca conoscenza generale”.